mercoledì 19 ottobre 2011

Una canzone al giorno n.4 (Ti spero)



Floriana è un’amica romana. maestra di clownerie. Quando scendevo a Roma dormivamo sempre da lei, in una stanza matrimoniale che era solita affittare ai turisti. Quel weekend lì era appunto affittata a dei turisti. Nessun altro ci poteva ospitare e siamo finiti nello spazio che suo padre usa per fare counseling: un bugigattolo il cui utilizzo primevo mi è ancora sfuggente. Si entrava dal marciapiede alzando una serranda piena degli adesivi con scritto Serrande o Aggiusto Serrande, seguito da un nome di battesimo e un numero di cellulare. La chiave era la copia della copia della copia dell’originale, si sentiva che il lucchetto la riconosceva ma faticava a leggerne la fisionomia, tanto che per secondi che parevano decine di secondi noi si pensava al peggio. Poi di colpo si apriva. Dentro un ballatoio calpestabile da un paio di persone scendeva per una scalinata di legno. Sotto era piastrellato di bianco, tre metri per quattro, ai lati panche imbottite e un divano letto ikea, il nostro talamo per quella notte. Era un deposito? Una stamperia di banconote clandestina? Io l’avrei riempito di palline per i boci e mi sarei fatto qualche vasca. Alla mattina, ripiegate le labbra, si usciva dalla serranda. Io non ho mai visto uscire due da una serranda, ma se mi fossi visto mi sarei divertito. In quella impropria garsonniere, aspettando il mio amore che lavorava al computer alla luce di uno spiraglio di serranda, ho pensato di fare una canzone con tutti i messaggi Ti Spero che le avevo mandato nei lunghi mesi di lontananza, perché è inutile far canzoni nuove quando hai già il materiale bell’e pronto. Ho riempito un rotolo di carta igienica, con quei messaggi. Il giorno dopo un messaggio troppo lungo scritto da un’amica del mio amore ha scardinato tutte le certezze del suo cellulare. Tutti gli sms vaporizzati, l’intera corrispondenza di noi giovani innamorati persa in un blitz, una sorta di tragedia senza la fame e i morti. Per fortuna avevo il mio rotolo di carta igienica, come nella canzone di Umberto Tozzi. Qualche settimana dopo li ho riesumati a Rabbi (questa è la sua versione originale), colmando i miei preferiti tra gli originali con un altro tot che avevo solo pensato o semplicemente che facevano rima.




L’asterisco* indica gli sms originali. Gli altri sono stati aggiunti per riempir e lo spazio e il tempo.

Ti spero come il sole*
come il mare*
come l'abbronzatura sull'anulare*
come il miele che cola dall'alveare*
Ti spero come il rosso di sera*
come l'osso di seppia

come l'arrivo della primavera*
come l'arrivo del pusher al nutella party nella casa degli Usher*

Ti spero come il bel tempo si spera*
Ti spero come un'epifania*
come le feste che per fortuna si porta via*Ti spero come due più tre fa sei*
Ti spero come un premier gay
come Dennis Rodman di nuovo nella NBA*

Ti spero come la vendemmia*come il maiale dentro a un toast
come la fine di Lost*Ti spero come il solstizio d'estate*
come il fato alle fate*

Ti spero come mi viene*
Ti spero quando mi conviene*Ti spero se il tempo tiene
Ti spero e ne ho le tasche piene
Ti spero ancora un po'*
come la violenza su Fantaghirò*
come un disco nuovo degli Edgar Allan Poe*
Ti spero come il retro dei tuoi jeans
come gli ebrei ai marines*

Ti spero come il cancro dei rompicoglioni
come la laurea ad honorem a Trapattoni
come il pane*
come la cagna al cane*

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